Suor Chiara osservò scrupolosamente i voti religiosi che si concretizzarono nel suo stesso stile di vita.
L'osservanza dei voti religiosi
Ubbidienza
Per obbedire ai genitori Adelaide prese marito; per obbedienza al vescovo, divenuta suora, accettò di essere sottoposta al controllo delle stimmate; sempre in virtù dell’obbedienza, se rimproverata, non si giustificava mai, anche se rimproverata a torto. Obbediva anche quando ciò le procurava grandi sofferenze: è il caso, per esempio, dell’allontanamento dal suo direttore spirituale che ella subì e accettò senza alcuna protesta; o, ancora, il non poter costruire il monastero, nonostante vi fosse già il terreno acquistato e il contributo economico di molti devoti. Ella sopportava riconducendo tutto alla volontà di Dio.
Umiltà
Suor Chiara aveva un carattere docile e molto umile; si considerava sempre l’ultima donna della terra, e di sé diceva:
«Pregate per me che sono una grande peccatrice».
Alle persone che le chiedevano delle grazie, rispondeva:
«I santi sono in Cielo: sentite pregheranno la Madre e le suore io mi ci unisco a loro; Gesù e Maria vi ottengano la grazia. Voi confessatevi, fatevi la S. Comunione e pregate».
Suor Chiara rimase umile fino agli ultimi istanti della sua vita; la sua assistente, sig.ra Ortisi, infatti, affermò:
«Negli ultimi momenti domandò perdono a tutti, quasi fosse stata la peggiore creatura della terra».
Povertà
La povertà fu una virtù che suor Chiara attuò con spirito francescano: non possedeva nulla e nulla voleva avere. La povertà si concretizzò nella privazione di ogni cosa: non aveva una casa sua e non aveva, per libera scelta, un letto comodo su cui dormire. Lo spirito di povertà francescana fu di esempio trainante e di edificazione anche per chi le stava accanto.
Castità
Suor Chiara mantenne sempre una purezza illibata anche dopo il matrimonio e prima di prendere i voti. Il marito, pur avendo lamentato più volte che i rapporti con la moglie avvenivano fuori dalla sua volontà, si sentiva comunque edificato dalla santità della moglie tanto da chiederle spesso di pregare accanto a lui dicendo di sentirsi trasformato.
Una veggente (Maria Celeste, da Vittoria, poi divenuta Suor Maria Rosa, Figlia della Misericordia e della Croce), riferendosi a suor Chiara, affermò:
«a Siracusa c’è una vedova che è più pura di una vergine».
Suor Chiara insegnava che occorre distinguere la verginità della mente, del cuore e del corpo:
«La verginità della mente e del cuore, ci diceva, è quella che realmente unisce la creatura al Creatore, perché si può essere vergini di corpo e con la mente e col cuore no. La verginità del corpo è la corteccia, che conserva innocenti e puri la mente e il cuore».