Estasi e Musica
Sin dalle prime esperienze di vita comunitaria, in Messina, la musica ebbe un grande ruolo sugli stati di estasi di suor Chiara. La badessa, suor Maria Fedele Castrogiovanni, la rimproverava spesso «perché si addormentava, senza capire che andava in estasi, e quindi non dipendeva da lei»[1]. E tale forza di suggestione della musica non venne mai meno sull’animo di suor Chiara. Ancora nel 1931, quando era ospite della signora Spadola a Ragusa, le capitò di entrare in estasi «in un caffè della città» dove si suonava la musica[2].
Sempre in Ragusa la signora Spadola, le aveva comprato un “armonio” per sentirla suonare; pur essendo molto restia a farlo, suor Chiara accondiscese alle richieste della sua ospite, e mise mano alla tastiera per suonare e cantare: “Croce diletta e santa”. Così raccontò la sig.ra Spadola:
«Si decide e si mise a suonare. Ma il suono col canto esercitavano un’influenza straordinaria sul suo spirito, e con tutta la violenza che voleva farsi – e io da parte mia la tiravo per le maniche per destarla, dicendole: “Suor Clara, stia ferma!” – la forza dell’estasi la sopraffece, e rimase precisa come a S. Cecilia, con le mani sull’armonio e gli occhi al cielo»[3].
Da ultimo si cita la testimonianza della cognata Emma Cortada del 22 novembre 1951:
«[…] la pregai di volermi suonare qualche cosa, si diresse subito verso il piano e appena messe le mani sulla tastiera andò in estasi; tutti si allontanarono, io volli rimanere, le sue mani erano impietrite, gli occhi rivolti in su, balbettava, mi riuscì solo si capire, diceva: “perché padre mio non è figlia tua?”; queste sue parole erano accompagnate da una grande sofferenza. Quella sua espressione mi è rimasta nel cuore, ed è così che la lasciai e non l’ho più rivista»[4].
La musica, il profumo dei fiori, un’immagine sacra, tutto quanto agli occhi di suor Chiara potesse rappresentare una manifestazione dell’amore di Dio verso gli uomini si tramutava per lei in uno slancio mistico, quasi che nel suo muto dialogo con Gesù ella lo volesse ringraziare per tutti i doni che incessantemente Egli ci offre.