Suor Chiara Francesca di Gesù Agonizzante (Adelaide Di Mauro)

La storia

Di quanto verrà narrato in questo sito, nulla è tratto dalla fantasia; le citazioni presenti e le vicende narrate sono tratte da manoscritti e testimonianze consultati e citati nella Bibliografia di riferimento.

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Brevi cenni biografici

Brevi cenni biografici

Adelaide Di Mauro nacque a Siracusa il 5 luglio 1890. Nonostante non avesse ricevuto una buona formazione religiosa, fin da bambina mostrò grande inclinazione e sensibilità nei confronti del divino.  Adelaide,...

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Il matrimonio e la vedovanza

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Per volontà dei genitori Adelaide sposò il siracusano Giuseppe Cortada. Ella non manifestò mai il suo consenso al matrimonio; la sorella Maria, a tal riguardo, così si espresse: «i nostri genitori...

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Il ruolo di madre

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La giovane Adelaide, costretta al matrimonio dai genitori, sposò Giuseppe Cortada e dalla loro unione, durata otto anni e mezzo, nacquero tre figli: Lucia che morì appena nata l’11 marzo...

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L'anelito alla solitudine

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Non è semplice seguire gli spostamenti di Adelaide nel periodo della sua vita che precedette l’ingresso al convento di clausura; né p. Uccello nella sua biografia segnò date certe, né,...

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L'ingresso al Monastero

L'ingresso al Monastero

Adelaide fu ammessa nel monastero delle Clarisse di Montevergine alla Giostra (un sobborgo di Messina) il 14 settembre 1924. La vestizione religiosa avvenne il 19 giugno dell’anno successivo, festa del...

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La Spiritualità

La Spiritualità

La figura di questa suora dei primi anni del Novecento evidenzia le caratteristiche di una donna fuori dal comune, animata e sostenuta da una fede incrollabile: neppure per un istante...

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I difficili rapporti con il clero

I difficili rapporti con il clero

Lo stile di vita di suor Chiara non fu facilmente compreso da alcuni ecclesiastici: il rifiuto del mondo, il digiuno, le privazioni, l’assidua preghiera e l’estasi mistica, furono solo alcune...

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Le manifestazioni mistiche

Le manifestazioni mistiche

Pur nella varietà dei casi, sono tratti comuni dell’esperienza mistica, la vita di penitenza, le estasi, le visioni, le stimmate. Manifestazioni analoghe a quelle presenti in suor Chiara furono, per...

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La morte

La morte

La morte di suor Chiara fu preceduta da una serie di premonizioni, in buona parte legate all’erezione del monastero dedicato a santa Chiara che fu il grande sogno irrealizzato della...

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Brevi cenni biografici

chiaraAdelaide Di Mauro nacque a Siracusa il 5 luglio 1890. Nonostante non avesse ricevuto una buona formazione religiosa, fin da bambina mostrò grande inclinazione e sensibilità nei confronti del divino. 

Adelaide, secondo il racconto che ne fa p. Sebastiano Uccello, era una bambina intelligente e fin da piccola venne curata nello spirito da Gesù e dalla Madonna.

Nel lungo manoscritto scritto da p. Uccello e custodito presso l'Archivio Storico della Provincia dei Frati Cappuccini di Siracusa,  egli si sofferma spesso sul racconto degli incontri di Adelaide con Gesù e con Maria. Adelaide, per esempio, gli aveva raccontato che da piccola aveva giocato spesso con la Madonna nascondendosi tra i suoi lunghi capelli e la Vergine e Gesù più volte le consigliarono di rimanere sempre nella condizione di bambina.

madreLa madre di Adelaide sosteneva che ella fosse diversa dagli altri figli tanto da definirla spariggia[1]; si meravigliava spesso del fatto che la fanciulla non rispondesse mai ai rimproveri o ai soprusi che le venivano ingiustamente fatti.

La famiglia inon si accorse mai delle visioni divine della figlia né fece caso al fatto che ella, fin dall’età di cinque anni, dormisse a terra e vestita: la bambina non usava alcuna coperta e la mattina, per non destare sospetti, disfaceva il letto e le lenzuola.

 


[1] Il vocabolo siciliano indicherebbe una figlia diversa dagli altri.

 

Il matrimonio e la vedovanza

adelaide negli anni del matrimonioPer volontà dei genitori Adelaide sposò il siracusano Giuseppe Cortada. Ella non manifestò mai il suo consenso al matrimonio; la sorella Maria, a tal riguardo, così si espresse:

«i nostri genitori acconsentirono alla richiesta del Cortada ma Adelaide fu ostilmente contraria; a seguito però delle continue insistenze, finì per cedere e per obbedienza consentì alle nozze».

Anche il suocero, Alfredo Cortada, scrisse che

«se Adelaide passò a marito fu esclusivamente per la di lei soverchia condiscendenza e cieca obbedienza ai genitori». 

Il matrimonio fu celebrato nella Chiesa di San Giovanni Battista all’Immacolata l’11 Giugno 1910. Durò otto anni e mezzo e da esso nacquero tre figli: Lucia, che morì appena nata, l’11 marzo 1911; Alfredo, ucciso a Torino all’età di trentuno anni, nel 1944; Maria nata il 15 marzo 1915 e morta il 6 luglio dello stesso anno.

Riguardo ai rapporti che Adelaide ebbe con il marito, occorre sottolineare che quest’ultimo lamentò spesso il fastidio di non avere le attenzioni che desiderava dalla moglie; egli lamentava il fatto che nel matrimonio trovava sempre la sua sposa assente e aveva un corpo morto nelle mani.

Adelaide visse gli anni del suo matrimonio con rassegnazione, cercando di conciliare sempre i suoi doveri di moglie e madre con la sua vocazione di essere sposa di Cristo; ella si affidò completamente alla volontà di Dio, mantenendo sempre la verginità dell’anima.

Il giorno della morte del marito Adelaide era sola in casa e, accorgendosi che lo sposo stava per spirare, s’inginocchiò e cominciò a recitare l’Ave Maria raccomandandone l’anima alla Madonna. Qualche tempo dopo il marito le venne in sogno ringraziandola per le preghiere da lei recitate al suo capezzale che gli avevano evitato l’assalto di molti demoni e grazie alle quali si trovava, invece, in purgatorio.

Gli anni del matrimonio e della vedovanza, delle gioie e dei dolori della maternità, vennero vissuti da Adelaide senza discostarsi mai dall’intimo desiderio di donare la propria vita a Gesù.

Nella vedovanza Adelaide s’intrattenne con maggiore assiduità e intensità nei momenti di estasi mistica; in quegli anni maturò più fortemente in lei la vocazione alla vita monacale. Da quel momento ogni istante libero della sua giornata lo trascorse nella preghiera; spesso le capitava che, mentre si trovava in chiesa, dopo aver preso la Comunione, entrava in estasi per lungo tempo; resasi conto che ciò era notato dai fedeli e non volendo essere oggetto di curiosità, non intendendo rivelare ad alcuno questi doni divini, prese l’abitudine di uscire frettolosamente dalla chiesa dopo aver ricevuto l’eucaristia; per questo motivo il sacerdote della chiesa di San Martino affermò che fosse pazza.

Il ruolo di madre

foto presente in S. CULTRERA, Un’abitatrice delle caverne. Suor Clara Francesca di Gesù AgonizzanteLa giovane Adelaide, costretta al matrimonio dai genitori, sposò Giuseppe Cortada e dalla loro unione, durata otto anni e mezzo, nacquero tre figli: Lucia che morì appena nata l’11 marzo 1911, Alfredo nato l’11 luglio 1913 e morto a T c'èorino il 25 aprile 1945 e Maria nata il 15 marzo 1915 e deceduta dopo pochi mesi; dei tre, quindi, solo Alfredo seguirà le vicende della madre. Il rapporto col figlio Alfredo fu molto discusso perché da vedova Adelaide s’intrattenne con maggiore assiduità e intensità nei momenti di estasi mistica. Da quel momento ogni istante libero della sua giornata era trascorso nella preghiera. Il bambino, che aveva una grande devozione per la madre, sorprendendola spesso nei diversi atteggiamenti di preghiera e penitenza, diceva ai parenti: «Mamma mia è una santa: prega molto, tiene le mani giunte, gli occhi in alto».  La vocazione alla vita monacale e alla mortificazione spinse Adelaide a chiedere aiuto e conforto al suo confessore, p. Samuele Cultrera. Il frate cappuccino la indirizzò a Messina ed ella si trasferì con il piccolo Alfredo chiedendo ospitalità per il bambino presso l’orfanotrofio, diretto dal canonico Annibale Di Francia, e per lei presso l’Istituto del Divino Zelo, fondato anch’esso dal can. Di Francia. In questa scelta vi fu, probabilmente, il tentativo di assecondare la sua vocazione e poter, al contempo, rimanere vicina al figlio e prendersene cura. Ben presto però il bambino manifestò il suo disagio e Adelaide decise allora di riprenderlo con sé. Suor Gesualda Fiorentino che raccolse una sua confidenza scrisse: «La conobbi presso la signorina Vitale, sorella del nostro P. Vitale, e dimorando con lei, mi disse ch’era vedova e voleva farsi suora. Ma se lei ha quest’intenzione – le dissi – deve rinunciare al figlio. Io rinunzio al figlio – essa rispose – purché non si abbia a perdere e lo chiudano in un orfanotrofio». Fu allora che presumibilmente decise di dare il piccolo Alfredo in affidamento alla sorella Virginia e al cognato che non avevano ancora figli. Fu per lei una scelta sofferta ma l’unica strada che ritenne percorribile. Queste particolari vicende furono occasione più volte, da parte di chi le fu ostile, di critiche e condanne; nonostante tutto Adelaide rimase salda nell’intento di donarsi completamente a Dio e affermava: «ritroverò mio figlio nel Cuore di Gesù». L’ultimo incontro con Alfredo avvenne l’11 settembre del 1932, due giorni prima che ella morisse. Adelaide, divenuta già suora, a causa delle sue gravi condizioni di salute, aveva dato disposizione di non ammettere nessuno nella sua stanza. Alfredo si recò a far visita alla madre ma l’assistente non volle farlo entrare; il ragazzo allora, approfittando di una finestra socchiusa, riuscì a intrufolarsi nella camera della mamma: «La commozione fu sicuramente grande per entrambi e suor Chiara tra le lacrime gli disse: “Figlio mio, la tua mamma è la Madonna; chiamala che ti aiuta” e detto questo lo benedisse e lo congedò».

Adelaide amò profondamente il figlio pur nelle scelte radicali che attuò per vivere alla sequela di Dio. Si distaccò generosamente da lui imparando ad amarlo innanzitutto perché figlio di Dio prima che suo ed attuando così con pienezza l’insegnamento di Gesù

Mt 10,37

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L'anelito alla solitudine

Non è semplice seguire gli spostamenti di Adelaide nel periodo della sua vita che precedette l’ingresso al convento di clausura; né p. Uccello nella sua biografia segnò date certe, né, tantomeno, esistono molte testimonianze in cui sono specificate date sicure. Sappiamo, però, che negli anni che precedettero il suo passaggio dalla vita secolare a quella monacale, Adelaide fu terziaria francescana presso la chiesa di san Francesco all’Immacolata di Siracusa e, il 19 luglio 1920, fu nominata vice segretaria.

Prima di essere ammessa nel monastero delle Clarisse, fu ospite presso l’Istituto delle Figlie del Divin Zelo diretto dal can. Annibale Maria Di Francia, si pensa tra il 1923 e il ‘24. L’attesa per il suo ingresso nel monastero delle Clarisse fu di oltre quattro anni durante i quali alternò  soggiorni a Messina e ritorni alla sua città natale.

A Grottasanta

grottasanta

Il desiderio che Adelaide ebbe fin dall’infanzia fu quello di poter dedicare la propria vita interamente a Gesù; adesso, nel suo stato vedovile, in attesa di potersi trasferire nel monastero delle Clarisse di Messina dove desiderava ritirarsi per poter servire il Signore, cercò con tutte le sue forze di sottrarsi allo sguardo del mondo nel tentativo di vivere nella completa solitudine; a tal fine si trasferì a vivere in una “orrida grotta” situata in contrada Grottasanta che lei stessa, definì «la grotta delle rivelazioni per le straordinarie illustrazioni celesti ivi ricevute»[1]. Nella grotta Adelaide abitò più volte: dapprima con il figlio e, dopo avervi dimorato per qualche tempo da sola  vi abitò in compagnia di due amiche diventate poi suore.

In famiglia

madre il padre possibili figli

Mentre era a casa del padre prima e delle sorelle poi, Adelaide dedicò tutte le proprie giornate ad atti di carità e di misericordia verso i poveri e gli ammalati, accudendoli e procurando loro del cibo; i familiari si lamentavano per tali gesti di carità cristiana compiuti. La sorella Maria, infatti, scrisse:

«Si recava di casa in casa e nei paesi vicini e distribuiva poi il ricavato ai poveri. Portava in casa nostra poveri sporchi e cenciosi; li ripuliva e li liberava dai parassiti che avevano addosso, e poscia dava loro da mangiare. Noi non volevamo, dicendole che era pazza, e che sarebbe morta di malattie come i poveri».

[1] La Grotta Santa nel secolo XVII fu frequentata e santificata da un famoso operaio – Giuseppe Veneziano – che vi meditava la Passione del Signore e vi compiva aspre penitenze. Ebbe la direzione e l’appoggio del P. Innocenzo Marcinò da Caltagirone, poi divenuto Generale dei Cappuccini e del quale ora è in corso la Causa di Beatificazione. Ora su quella grotta sorge la nuova parrocchia, affidata ai Servi di Maria.

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