Abitatrice delle caverne
Nell’attesa dell’agognata vita claustrale, suor Chiara cercò con tutte le sue forze di sottrarsi allo sguardo del mondo nel tentativo di vivere nella completa solitudine; a tal fine, tornata a Siracusa, si trasferì a vivere in una grotta situata in contrada Grotta Santa, che lei stessa definì la «grotta delle rivelazioni» per le straordinarie illustrazioni celesti ivi ricevute. Adelaide non ebbe mai una sua casa e la Grotta Santa fu sempre per lei un luogo privilegiato e sacro: trovava in quei luoghi la pace e la solitudine che desiderava. Nella grotta Adelaide andò ad abitare più volte: dapprima con il figlio e, dopo avervi dimorato per qualche tempo da sola, su disposizione dell’arcivescovo Carabelli, vi abitò in compagnia di Angela Terrazzino, che in seguito divenne suora con il nome di Francesca di Cristo Re, e di Giuseppina Rispoli, sua amica d’infanzia divenuta poi suora con il nome di suor Maria degli Angeli, Figlia della Misericordia e della Croce. Vi tornò ad abitare anche quando fece ritorno da Messina dopo essere stata ospite dell’Istituto del Divin Zelo e, infine, quando fu rimandata a Siracusa dopo la permanenza nel monastero delle Clarisse.
Ecco come si svolgevano le giornate di Adelaide quando visse nella grotta:
La mattina si alzava molto presto e, insieme alle compagne di fede, iniziava la meditazione e la recita del Rosario; al suono della campana della chiesa dei Cappuccini, si recavano insieme ad ascoltare la santa messa.
La sua alimentazione era molto limitata: la mattina beveva un po’ di caffè d’orzo, mentre a pranzo e a cena prendeva una piccola quantità di legumi e verdure; il mercoledì e il venerdì si asteneva da qualunque alimentazione.
La notte chiudeva la porta di entrata della grotta con una grossa pietra e si affidava alla protezione di Dio. Si coricava a terra, illuminando l’ambiente con un lumicino a petrolio; gli scorpioni e gli insetti attaccati alle pareti della grotta, non la spaventavano per nulla. Non appoggiava mai le spalle per far riposare il suo corpo e, a tale scopo, per qualche tempo indossò un cilicio irto di chiodi che si era cucito da sé.
Verso la mezzanotte svegliava le compagne per recitare l’ora santa, con la meditazione sull’Orologio della Passione e la recita della Coroncina al Sacro Cuore di Gesù e della Tredicina a Sant’Antonio di Padova.
Il sonno, così come il nutrimento, è fondamentale per la vita stessa, ma per questa Serva di Dio la contemplazione e la preghiera erano contemporaneamente riposo e nutrimento.
[1] Gori (cur.), Una vittima del Sacro Cuore, 8.
[2] Cf Cultrera, Vita Storica di Suor Clara, f. 59.
[3] Cf Cultrera, Vita Storica di Suor Clara, f. 54.