Fede
Suor Chiara esercitò il suo apostolato con quella grande fede che le permetteva di sopportare mortificazioni, patimenti, a volte anche disprezzo, da quanti non comprendevano il suo modo di vivere, mantenendo sempre un atteggiamento sereno e tutto riferendo alla volontà di Dio.
Questa Serva di Dio visse la sua fede nella concretezza di tutti i giorni, alimentandola sempre con le privazioni e le mortificazioni quotidiane. Da chi la conobbe superficialmente, fu considerata “pazza” per il suo modo di vivere e perché si disinteressava delle cose del mondo e della vita. Ma è veramente pazzia rinunciare alla propria vita per metterla al servizio degli altri? E se di pazzia si vuole parlare, si può allora affermare che ella fu semplicemente pazza di Dio; lei stessa affermava: «Gesù è amore senza fine, che fa fare pazzie; se i santi non sono presi per pazzi, non sono santi!»
Speranza
Anche la virtù della speranza fu attuata da suor Chiara in grado eroico. Mai si vide disperata, neanche quando, nonostante gli sforzi, non riuscì a coronare il sogno di fondare un monastero di Clarisse a Siracusa. La sua serenità aveva del soprannaturale convinta sempre, anche nella contrarietà, che Dio agisce con infinita misericordia.
Carità
La carità in suor Chiara fu caratterizzata principalmente dal suo sconfinato amore per Gesù e per il prossimo; tutta l’esistenza di suor Chiara fu un continuo glorificare Dio attraverso l’amore donato disinteressatamente agli altri.
Nel “prossimo” di suor Chiara vi erano principalmente i poveri; essi venivano prima della sua stessa famiglia; il suo apostolato nei confronti dei più bisognosi iniziò ancor prima di diventare suora. La sorella Maria in una lettera indirizzata a p. Samuele Cultrera, scrisse:
«Si recava di casa in casa e nei paesi vicini e distribuiva poi il ricavato ai poveri. Portava in casa nostra poveri sporchi e cenciosi; li ripuliva e li liberava dai parassiti che avevano addosso, e poscia dava loro da mangiare. Noi non volevamo, dicendole che era pazza, e che sarebbe morta di malattie come i poveri».
L’amore di suor Chiara per Cristo si rese concreto anche nella carità per i suoi nemici e per quanti nutrivano diffidenza nei suoi confronti. Amò la superiora del monastero delle Clarisse di Messina, nonostante fosse stata la causa principale della sua esclusione dalla comunità. Suor Chiara ebbe non pochi contrasti anche con una parte del clero locale e lei ricambiò, invece, con l’obbedienza accettando le critiche ed i rimproveri come fioretti spirituali da offrire al Signore.
Suor Chiara amò profondamente anche la sua famiglia, pur distaccandosi generosamente da tutti loro per seguire la sua vocazione, attuando così con pienezza l’insegnamento di Gesù:
«Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me» (Mt 10,37).