Giacomo Carabelli è l’arcivescovo di Siracusa che, nel proprio ministero, ha intersecato più degli altri il cammino di suor Chiara. Carabelli, infatti, fu in carica dal 1921 al ‘32, ossia gli anni centrali e finali del cammino terreno della religiosa e, più volte e a più riprese, se ne dovette occupare. Nella realtà di una piccola cittadina di provincia quale era Siracusa a quei tempi, non poteva non destare un certo clamore, sia negli ambienti religiosi quanto in quelli laici, l’inconsueto stile di vita di questa donna, che amava vivere in solitudine e in condizioni di estrema indigenza, che diceva di assumere la comunione direttamente dalla mani di Gesù e che aveva le stimmate. Inoltre, sebbene suor Chiara si fosse da tempo ampiamente prodigata nel raccogliere fondi per la costruzione, in Siracusa, del monastero di Clarisse, Carabelli oppose il proprio diniego a tale progetto. Eppure l’attività pastorale dell’arcivescovo Carabelli fu caratterizzata da un’intensa dinamicità, lungimiranza e profondità di vedute. Nella sua attività pastorale l’arcivescovo rivolse particolare cura agli edifici di culto, al restauro delle vecchie chiese e alla costruzione di nuove; questo rende ancora più inspiegabile il diniego che egli oppose a suor Chiara per la costruzione del monastero anche quando, come detto, si giunse all’acquisto del terreno.
Riguardo poi alle manifestazioni prodigiose che si compivano in suor Chiara, il sig. Luigi Agati, in una lettera del 10 settembre 1934 indirizzata a don Gesualdo Dato, precisa che l’arcivescovo si mantenne sempre molto prudente nell’esprimere giudizi sulla suora; egli
«ebbe sempre un grande rispetto per Suor Chiara e un grande dubbio lo tormentava sulla importanza dei saputi fenomeni».
Il 16 luglio 1932 mons. Carabelli morì improvvisamente; la sua morte era stata preconizzata da suor Chiara.