Il can. Uccello divenne direttore spirituale di suor Chiara nel 1929. Invitato da un’amica comune, p. Uccello si recò a casa di suor Chiara come confessore; la suora ebbe conferma che egli era la persona giusta perché aveva ricevuto, a riguardo, due visioni: «È il P. Sebastiano Uccello, sarà il tuo Direttore: l’ho fatto venire per te da Torino». Con lui suor Chiara intrattenne una ricca corrispondenza; Il sacerdote ebbe modo di costatare la santità di vita della religiosa e si convinse che ella non era vittima di allucinazioni e stati di isteria. È probabile che p. Uccello abbia guardato con particolare favore il fervore e la devozione di suor Chiara che, come si è detto, da poco vedova, il 4 marzo 1920 fu ammessa nell’Arciconfraternita delle Sacramentine di Siracusa. Per averla più vicina e per potere osservare meglio le manifestazioni prodigiose, il prete fece ospitare suor Chiara dalle suore del Sacro Cuore assegnate al seminario; visto che tra le suore era presente un’altra religiosa con lo stesso nome, per evitare confusione, p. Uccello decise di chiamare la Di Mauro suor Clara e non Chiara; tutta la corrispondenza inviata dalla suora al suo direttore è firmata con questo nome che anche lei predilesse perché fu lo stesso che usava Gesù nel rivolgersi a lei.
Nei primi mesi del 1930, p. Uccello, «volendo aggiungere alla propria sicurezza personale quella dell’autorità», ritenne opportuno consultarsi con l’arcivescovo, mons. Carabelli, e con il vicario generale da poco eletto, mons. Giovanni Musumeci, affinché fossero loro a continuare gli esami sulla suora, soprattutto sulla presenza delle stimmate. Di quanto accadde, ce ne occuperemo nel paragrafo successivo. P. Uccello fu esonerato, nello stesso anno, da confessore di suor Chiara. I contatti con il sacerdote si fecero più sporadici e quasi si annullarono del tutto quando suor Chiara, trasferitasi a vivere nella Grotta Santa, fu invitata a confessarsi con il Rettore della chiesa di Santa Maria[6]. Mons. Cannarella fu suo confessore per sei mesi, dopodiché suor Chiara ebbe il permesso, da mons. Carabelli, di potersi nuovamente confessare con p. Uccello. Non fu facile per il sacerdote dover accettare e conciliare l’ubbidienza alla gerarchia che mirava a tenerlo lontano da suor Chiara e il sincero attaccamento alla figura di questa donna che viveva in maniera così santa. E così fu: egli non poté assistere la sua pupilla nel momento del suo transito al cielo perché gli fu vietato di avvicinarla.
Il can. Uccello si spense poche settimane dopo suor Chiara, il 6 novembre 1932. La suora predisse otto mesi prima che, morendo lei, sarebbe morto anche il suo direttore spirituale perché, come confidò ad una persona a lei molto vicina, «Gesù lo vuole in cielo». Gesù chiamò prematuramente in cielo queste due anime così carismatiche che, in terra, furono più volte oltraggiate ed ostacolate; adesso, come scrisse suor Chiara in una lettere indirizzata al suo confessore, «in paradiso saremo insieme, nello stesso Cielo, vicino a Gesù, lo vedremo faccia a faccia svelato».