È probabile che p. Uccello abbia guardato con particolare favore il fervore e la devozione di suor Chiara e, per averla più vicina e potere osservare meglio le manifestazioni prodigiose, tornata definitivamente a Siracusa dopo l’espulsione dal monastero delle Clarisse, la fece ospitare dalle suore del Sacro Cuore (alla borgata). Fu una collocazione provvisoria perché suor Chiara fu trasferita successivamente presso le suore del seminario, su disposizione di mons. Carabelli, per il controllo delle stimmate e, negli ultimi anni di vita, alloggiò anche presso abitazioni private: molte anime devote, infatti, desideravano condividere la loro casa con la “monaca santa”.
Il villino Sirchia-Leone
Nel villino Sirchia - Leone suor Chiara vi abitò per tre mesi circa, dal dicembre 1931 fino al marzo del 1932.
La nipote della signora Sirchia ricorda che nella stanza in cui dimorò suor Chiara i mattoni del pavimento, rimasero sempre impregnati del sangue che fuoriusciva copioso dalle stimmate che si aprivano quando viveva i dolori della Passione di Gesù. La signora Franca, condividendo con noi i suoi ricordi ha anche affermato che la nonna era atea e si convertì al cattolicesimo dopo aver conosciuto suor Chiara.
«[…].un giorno suor Chiara le disse: “Giuseppina io ti regalerò una chiave, una chiave preziosa”. Mia nonna mi raccontava che i giorni passavano e non le giungeva nessun regalo. […] Dopo una ventina di giorni circa, andò da suor Chiara per chiedere se si fosse dimenticata del regalo che le aveva promesso. Mi raccontava [continua la sig.ra Franca] che suor Chiara la guardò in viso e le disse: “La chiave che ti regalerò è la fede; è una chiave che aprirà il tuo cuore”. Lei non comprese subito e rimase delusa per non aver ricevuto il regalo promesso. Capì il vero significato del dono dopo un po’ di tempo, e ne fu immensamente felice».
Suor Chiara ha continuato a far sentire la sua presenza in quel villino anche dopo morta. La sig.ra Franca che ha vissuto in quella casa parte della sua infanzia ricorda che quando era piccola, insieme al fratello e alla mamma, percorreva di sera il viottolo che conduceva al villino e quando giungevano nella stanza grande attigua al soggiorno, spesso si sentiva una nenia e la recita del rosario. Quello era forse un modo, per suor Chiara, di far sentire la sua protezione a quella famiglia che sempre le si mostrò fedele.
Il villino Gattuso
Dal mese di marzo 1932 fu ospite presso il villino Gattuso. Nel villino Gattuso, in uno stanzino adiacente alla sua stanza da letto, suor Chiara aveva fatto realizzare un altare, sormontato da un crocefisso dinanzi al quale ardeva sempre una lampada; l’olio di questa lampada fu oggetto di alcune guarigioni per cui si sparse la notizia che suor Chiara guariva gli ammalati e tanta gente accorreva per raccomandarsi alle sue preghiere. La religiosa aveva confidato al suo direttore spirituale, p. Uccello, che quell’olio era stato benedetto una volta ed in via definitiva dalla Vergine proprio a scopo taumaturgico «e si doveva distribuire a chi lo domandava rinnovandolo nella lampada»
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La signora Gattuso teneva in modo eccessivo alla pulizia della casa e suor Chiara, già visibilmente sofferente per via dei dolori al ginocchio che le impedivano ormai di muoversi agilmente, chiese al suo direttore spirituale di cercarle una diversa collocazione. P. Uccello prese allora contatti con i coniugi Badame (Romeo) che, desiderosi di avere la religiosa nella loro casa, s’impegnarono a fornire gratuitamente l’uso di tre stanze (per sé e per le signorine che l’assistevano). Ciononostante l’accordo non si concluse, probabilmente perché p. Uccello fu richiamato a Canicattini presso i seminaristi.
Il villino Romano
Il 29 giugno, su richiesta di suor Chiara, il sig. Rametta prese frettolosamente in affitto una stanza nel villino Romano, in viale Tunisi 5, e provvide personalmente al trasferimento immediato della Serva di Dio. Fu quella l’ultima dimora terrena di suor Chiara; lì abitò fino alla morte, avvenuta il 13 settembre 1932 alle ore 10,45.