Il fenomeno delle stimmate fu accertato da molti testimoni. Una suora – suor Diletta del Cuore di Gesù – per ordine del vicario generale, ne tenne un diario che avrebbe dovuto accertare la veridicità (o la falsità) delle manifestazioni[1]. Il vicario generale predispose anche l’intervento di un medico per il controllo delle stimmate nelle mani di suor Chiara; questi, nonostante gli esiti positivi dell’indagine, avanzò la possibilità che si potesse trattare di una simulazione.
Di quanto avvenne in quel primo periodo di indagini, suor Diletta trascrisse ogni piccolo particolare; il diario fu poi consegnato al vicario generale ma grazie all’infaticabile lavoro di ricerca di p. Samuele Cultrera anche questa prezioso documento è ora custodito nell’archivio storico dei frati cappuccini. Ecco alcune trascrizioni:
La suora narrò della visita del vicario generale e del medico, avvenuta il 9 giugno 1930, per il controllo delle stimmate nelle mani di suor Chiara; dopo averle fatto molte domande, il medico chiese se poteva fasciarle la mano e la religiosa, in segno d’obbedienza rispose: «son pronta a fare tutto quello che mi dicono».
Poi suor Diletta comincia a descrivere la fasciatura che fu eseguita:
«E le ha fasciato la mano destra con una fascia lunghissima, poi le attaccò un pezzo di pelle per legatura, e oltre le fece un segno all’ingiro della pelle con una matita gialla. La mano era sigillata completamente»
Quando il medico e il vicario generale furono andati via, suor Chiara affermò sorridendo: «ci vuole molto per conoscere l’uomo che cosa è Dio»
Alla domanda sull’impressione sulla fasciatura rispose:
«In quel momento ho provato tanta dolcezza e soavità che mi sentivo di non essere sulla terra, mentre mi mostrò l’altra mano che stava per aprirsi e si vedeva bene il sangue»
Il giorno 13 dello stesso mese il medico tornò a visitare suor Chiara e, nel togliere la fasciatura dalla mano, la trovò
«attaccata alla pelle e la piaga uguale all’altra mano. Il dottore disse “di fronte a questi casi impressionanti se permette l’altra settimana facciamo un’altra prova, essa non si scuote».
Suor Diletta, a questo punto, notò un turbamento in suor Chiara; chiedendo cosa avesse, ella rispose:
«non so come mi sento con questa venuta del medico; mi pare che tutto quello ch’è successo oggi, debba saperlo tanta gente, quando io vorrei stare nascosta agli occhi di tutti». E dicendo questo, cominciò a piangere.
Nei venti giorni che suor Chiara rimase chiusa in seminario fu effettuato solo un esperimento; di ciò che avvenne quando la suora fu trasferita presso le Figlie della Carità ce ne dà testimonianza il resoconto tenuto da p. Uccello; l’esperimento fu ripetuto altre tre volte e in maniera sempre più rigorosa; la sorveglianza veniva effettuata costantemente dalle suore che avevano l’ordine di vigilare affinché suor Chiara non si causasse da sé quelle piaghe;
«il Vicario la fece rinchiudere in una stanzetta quasi senza luce e senza aria, con espressa proibizione di mettere il piede fuori di là. Vi rimase tre lunghi mesi senza cambiamento né sollievo, visitata solo dal Vicario e dal medico, che invano si affaticava a trovare l’inganno».
Suor Chiara, sostenuta sempre dall’affetto della Madonna e di Gesù, subì tutto con spirito d’ubbidienza. Unico suo sfogo l’ebbe col suo direttore spirituale a cui scrisse: «Gesù non vuole che il medico mi tocchi più. Il mio fisico è sano, non c’è malattia
[1] Diario di suor Diletta del Cuore di Gesù, in ASPCS, Fondo Suor Clara Di Mauro, 1930, Documenti varii 2, [s.n.].