il crocifisso
Suor Chiara fece della croce il suo obiettivo di vita e spesso costruiva da sè piccoli crocifissi che donava a chi ne facesse richiesta e che furono anche oggetto di guarigioni prodigiose. La sorella Virginia dichiarò:
«Il mio secondo figlio (Fernando) all’età di circa 4 anni (abitavo allora in via Arsenale n°110) fu affetto da angina scarlattinosa, restia a qualsiasi rimedio, tanto che il medico, dott. Francesco Cassone, temeva che degenerasse in difterite, e specialmente una sera, nella quale il male aveva raggiunto la fase acuta, ci avvertì che se nella nottata avessimo notato sintomi di soffocamento nel bambino, dovevamo subito chiamarlo perché avrebbe praticato l’iniezione antidifterica. Mentalmente affidai il bambino a Suor Chiara, di già morta, gli misi fra le mani una croce di legno che Suor Chiara mi aveva dato quando era in vita e che aveva costruito con le sue mani, e tranquillamente me ne andai a letto sicura che l’indomani mattina il mio bambino si sarebbe svegliato guarito. Durante la notte, mio marito, che vegliava vicino all’ammalato, mi svegliò dicendomi di alzarmi perché lui andava a chiamare il medico, stante che il bambino si sentiva soffocare. Io, piena di fede, lo rassicurai che nulla sarebbe accaduto, e lo convinsi a restare a casa. Alle ore 7 del mattino il bambino era seduto sul letto sfebbrato, e allorché venne il medico, questi, con sua grande meraviglia, lo trovò guarito, e dichiarò che, dati i sintomi del male, poteva dirsi che la guarigione era avvenuta per miracolo».