La morte di suor Chiara fu preceduta da una serie di premonizioni, in buona parte legate all’erezione del monastero dedicato a santa Chiara che fu il grande sogno irrealizzato della suora. Le sue condizioni di salute cominciarono ad aggravarsi fino a divenire irreversibili, proprio quando l’arcivescovo oppose il suo risoluto diniego. Nelle visioni che progressivamente aumentarono con l’avanzare della malattia, Gesù aveva manifestato alla suora il proprio disappunto per il comportamento dell’arcivescovo; anche Carabelli si ammalò; di lui suor Chiara, non solo aveva profetizzato che non sarebbe guarito, ma anche l’imminente morte.
A mons. Giuseppe Cannarella, suo confessore dal 1931 da quando cioè fu proibito al can. Sebastiano Uccello di recarsi presso di lei, accorso al suo capezzale il giorno prima della morte suor Chiara disse: «mi sono chiamata Chiara e credo di essere stata chiara dinanzi a Dio tutta la mia vita».
Suor Chiara ricevette l’assoluzione e l’estrema unzione dal padre cappuccino, p. Angelo Giarrusso il 12 settembree consegnò la sua anima a Dio il 13 settembre 1932 alle ore 10,45. Morì nel villino “Romano”, in una casa in cui aveva preso in affitto una stanza nell’ultimo mese della sua vita. Si spense, quindi, in una casa non sua, senza l’assistenza del suo confessore, unico che poteva darle conforto e a cui era stato fatto divieto di avvicinarla; anche il padre cappuccino che le diede l’assoluzione e tanto sollievo non rimase però con lei negli ultimi istanti della sua vita.
Rinunciò anche alla presenza e all’affetto del figlio. L’ultimo incontro che ebbe con Alfredo dimostra quanto ella lo avesse profondamente amato. Era l’11 settembre del 1932 Adelaide, divenuta già suora aveva dato disposizione di non far entrare nessuno nella sua stanza per le sue già gravi condizioni di salute; il figlio si recò a far visita alla madre ma l’assistente non volle farlo entrare; il ragazzo, però, approfittando di una finestra socchiusa, riuscì a intrufolarsi nella camera della mamma: «La commozione fu sicuramente grande per entrambi e suor Chiara tra le lacrime gli disse: “Figlio mio, la tua mamma è la Madonna; chiamala che ti aiuta” e, detto questo lo benedisse e lo congedò». Per comprendere le scelte radicali che suor Chiara attuò per vivere alla sequela di Cristo occorre dare un ulteriore accenno al suo ruolo di madre.
Morì Morì stretta a quel Crocifisso che era stato lo scopo di tutta la sua esistenza. A distanza di qualche ora dalla morte il suo corpo cominciò a sudare, tanto che, cita la sig.ra Gattuso in una lettera, «l’asciugavo e tutt’ora conservo il prezioso fazzoletto». Un sacerdote presente esclamò: «ecco l’apoteosi della Serva di Dio!»; un altro prelato che aveva contrariato suor Chiara quando ella era ancora in vita, vedendo la moltitudine di gente che si accalcava intorno al villino esclamò «Voce di popolo, voce di Dio!». Il suo corpo rimase caldo e flessibile fino al momento in cui fu messo nella cassa, dopo due giorni, tanto che i parenti non volevano che fosse sepolta ritenendo che fosse ancora viva. Sulla morte della serva di Dio, si fa riferimento in un prezioso manoscritto scritto dal can. Gesualdo Dato; egli così si espresse: «[… spirò colla testa piegata a destra, cogli occhi rivolti al Cielo, stringendo nelle mani il Crocifisso. Appena spirata, in un primo momento, il suo volto ebbe un aspetto cadaverico, ma subito dopo si diffuse un colore roseo. Trascorse cinque ore dalla sua morte le spuntò una lacrima, poi un’altra, indi apparve un copioso sudore che continuò tutta la notte sino al pomeriggio del giorno quattordici in cui fu composta sulla bara. Il cadavere si mantenne sempre fresco e flessibile sino al giorno 15 in cui fu inumata. Il trasporto al cimitero fu una vera apoteosi e una eloquentissima dimostrazione del concetto di santità in cui era tenuta da ogni classe di persone. […] Giorno 15 settembre, giorno della sepoltura, fu circondata da un numeroso gruppo di persone venute dalla città per renderle gli ultimi onori e alla loro presenza quel grano di prezioso frumento fu deposto nel seno della terra. Attendiamo ora che spunti vegeto e rigoglioso per essere circondato di gloria con autorevole e supremo giudizio di Santa romana Chiesa».
È con lo sguardo fisso al Crocifisso che suor Chiara ha attraversato tutta la propria esperienza terrena; è in Lui che ha riposto ogni sua gioia e ogni sua speranza; è da Lui e dalla sua sofferenza che ha tratto alimento spirituale.