Suor Chiara faceva spesso dono, a chi si rivolgeva a lei, di piccoli oggetti religiosi che avevano grande valore taumaturgico per chi se ne accostava con fede[1]. Essi erano donati dalla religiosa con umiltà e col chiaro intento di ricondurre a Dio ogni azione. In particolare la suora donava spesso dell’olio che ardeva dinanzi al Crocifisso nella sua cappellina. Più volte e dietro giuramento solenne la stessa aveva assicurato al suo direttore spirituale che quell’olio era stato benedetto una volta ed in via definitiva dalla Vergine proprio a scopo taumaturgico «e si doveva distribuire a chi lo domandava rinnovandolo nella lampada»[2].
La sig.ra Cassone dichiarò che un giorno, recandosi in compagnia della figlia a far visita a suor Chiara, pensò di chiederle in regalo una reliquia. Giunte a casa della suora, ancora prima di formulare la richiesta, la religiosa disse loro di non avere reliquie da dare; però, per fare comunque cosa gradita, donò una bottiglietta con l’olio che ardeva davanti al crocifisso. Molto tempo dopo quell’olio fu oggetto di una grazia ricevuta dalla famiglia Cassone.
Anche la sig.ra Gibilisco, affetta da un’appendicite gravissima che non le consentiva di mangiare senza avere fortissimi dolori, si rivolse a suor Chiara; la religiosa le chiese di portarle dell’olio che la stessa ritirò tre giorni dopo; la sig.ra scrisse:
«mi disse che l’olio era stato usato nella lampada del SS Sacramento e mi ingiunse di prenderlo tre volte al giorno fino a consumazione recitando ogni volta un Pater, e Ave, e Gloria a Gesù Crocifisso. [...] Non ebbi più dolori e cominciai a mangiare tutti i cibi che si cucinavano in famiglia»[3].
[1] Amava soprattutto donare piccole croci costruite da lei. Cf Cultrera, Un’abitatrice delle caverne, 70.
[2] Vita di Suor Chiara di Gesù Agonizzante del can. Sebastiano Uccello, f. 50.
[3] Dichiarazione di Concettina Gibilisco, 29 giugno 1942, in ASDS, Fondo Canonizzazione Di Mauro, vol.1, f. 334.