La risposta della Chiesa sulla stigmatizzazione è inequivocabile: le stigmate non sono miracoli. Per capire bene questa affermazione, è necessario riferirsi alla spiegazione di miracolo data dal più grande teologo di tutti i tempi, San Tommaso d’Aquino secondo cui il miracolo è un prodigio che soltanto ed esclusivamente Dio può fare, un fatto compiuto al di là delle leggi naturali, a dimostrazione dell’Onnipotenza divina su tutto il creato. La dottrina cattolica non ammette una concezione più ampia del concetto di miracolo.
Le stigmate anche quando sono di origine soprannaturale, non sono miracoli perché anche un angelo può ferire in quel modo un corpo umano. Infatti, sino al XX secolo, la stigmatizzazione era conosciuta come “assolto del serafino”. La Chiesa ha elevato agli onori degli altari alcuni stigmatizzati: San Francesco d’Assisi, Santa Caterina da Siena, Santa Caterina de’ Ricci, Santa Teresa d’Avila, San Carlo da Sezze, Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Veronica Giuliani, San Paolo della Croce, Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, Santa Faustina Kowalska, Santa Gemma Galgani, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, San Pio da Pietrelcina e le beate Anna Katharina Emmerick e Anna Rosa Gattorno. Ebbene, solamente nei casi del “poverello di Assisi” e della grande santa senese, la Chiesa ha espresso parere favorevole sulla stigmatizzazione, cioè sono state volute da Dio. Questo non significa che, negli altri casi, si sia trattato di stigmate sataniche, ma semplicemente che la Chiesa affronta questi fatti con moltissima prudenza e molte ricerche. Bisogna tener presente, infatti, che la Chiesa non ha onorato questi suoi figli in quanto stigmatizzati, ma perché hanno vissuto in pienezza il Vangelo. Tutti gli indizi, in questi casi, ovviamente, fanno supporre che le stigmate fossero di volere divino.